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Descrizione

Le prime notizie storiche sulla comunità di San Michele Mondovì risalgono al 1100 dopo Cristo.
I primi abitanti di questi luoghi furono probabilmente i Liguri e i Romani di cui si trovano ancora testimonianze nei territori di Mombasiglio, Vico e Torre.
Data la loro disposizione geografica è facile supporre che le strade che congiungevano questi villaggi attraversassero il punto dove ora sorge San Michele Mondovì.
Si può quindi ragionevolmente supporre che proprio in questo luogo sorgessero le prime case, il nucleo originario del nostro paese.
Il nome stesso di San Michele pare debba la sua derivazione ai Longobardi, per la devozione che questi popoli ebbero per l’ arcangelo Michele.
Durante questa signoria longobarda, tra il sesto secolo e il nono, vivevano nella zona tre classi di coltivatori. La prima classe comprendeva i coltivatori liberi, legati ai signori solo da un contratto, l’ultima comprendeva i coltivatori dipendenti, vincolati al padrone come servi con la terra da essi coltivata. Tra queste due classi ne esisteva una terza intermedia, i massari o coloni, i cui obblighi venivano determinati dalle consuetudini locali e dalla condizione della terra da essi coltivata. Questa classe era assai numerosa.
I documenti rinvenuti , soprattutto gli statuti, sembrano accennare a queste tre classi anche nel borgo di San Michele.
La Chiesa di San Michele dipendeva dai Vescovi di Asti che avevano sul contado di Bredolo, oltre al potere spirituale, anche il potere civile con il titolo di Conti.
Verso la fine del secolo 900 i Signori di quei luoghi e di altri paesi del Piemonte e della Provenza erano riusciti a respingere l’invasione dei Saraceni e ad aiutare la popolazione a risollevarsi. Intorno ai loro castelli e alle Chiese e Conventi edificati con il loro appoggio crebbero i villaggi e si svilupparono agricoltura e industrie.
Si venne poi imponendo un processo livellatore nei lavoratori delle terre che li portò ad una migliore condizione con il possesso delle terre come proprie pagando solo un tributo (o censo) al Signore.
Beneficiò di questo movimento anche la classe più bassa: il Signore delle terre, per alleggerirsi del peso di sostentare i suoi servi rustici, assegnava ad essi una parte dei propri poderi perché ne godessero liberamente. Fin dal principio del 1100 anche questi coltivatori erano divenuti oramai censuari con l’obbligo di un tributo o censo che era comunque molto gravoso.
Nel secolo successivo i Vescovi di Asti vennero a trovarsi di fronte due forze nuove, quella dei piccoli Signori o Vassalli e quella delle popolazioni stesse desiderose di miglioramenti.
Da questi confronti nacquero delle convenzioni e degli accordi registrati ufficialmente e alcuni di questi riguardavano proprio San Michele.
Il più antico documento che ci parli del borgo di San Michele risale al 1113 e registra una donazione che fecero alla chiesa di questo luogo alcune nobili famiglie del contado di Bredolo, a cui apparteneva anche San Michele.
Pochi anni dopo, il miglioramento delle condizioni dei coltivatori delle terre fu favorito ulteriormente dalla contesa dei comuni italiani contro gli imperatori di Germania fortemente sentito anche nel nostro territorio.
Questo movimento portò sia i Signori feudali che il Vescovo d’ Asti a concedere maggiori libertà alle popolazioni per conservarne l’ amicizia e la fedeltà.
In seguito molti di loro, desiderando una vita ancora più libera e indipendente, si staccarono dal Vescovo di Asti e si rifugiarono sul Monte di Vico.
Fondarono così la nuova comunità del Monteregale che possedeva un governo tutto proprio.
Nello stesso modo sorsero Cuneo , Fossano e Cherasco e in questo clima di mutamento furono avvantaggiati anche i piccoli comuni rimasti sotto i Signori feudali.

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